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La diffusione di una fake news: immigrati di Haiti e gatti

La disinformazione ha un costo elevato, non solo per le persone direttamente coinvolte, ma per l'intera comunità.

La disinformazione è un fenomeno sempre più presente, alimentato dai social media e amplificato da figure politiche di spicco. Un caso emblematico riguarda l’accusa infondata contro gli immigrati di Haiti a Springfield, Ohio, che ha visto la sua escalation fino al dibattito presidenziale degli Stati Uniti. Tutto è iniziato con una semplice voce di quartiere, ma in breve tempo, grazie ai social e all’effetto amplificatore di alcuni politici, la storia è diventata virale.

Da una chiacchiera di quartiere a un caso nazionale

L’origine di questa fake news è piuttosto curiosa. Erika Lee, residente a Springfield, ha scritto un post su Facebook in un gruppo locale, “Springfield Ohio Crime and Information”. Nel post, Lee riportava quanto sentito dalla sua vicina Kimberly Newton, secondo cui un’immigrata haitiana avrebbe rubato e mangiato il gatto di un’altra residente. Questo resoconto, completamente privo di prove, è bastato a scatenare una tempesta mediatica.

Newton stessa, in un’intervista con NewsGuard, ha ammesso di non avere alcuna prova concreta: “Non conosco direttamente la persona che avrebbe perso il gatto”, ha dichiarato, sottolineando che la storia le era giunta di quarta mano. La sua testimonianza, quindi, era basata esclusivamente su voci non confermate.

La viralità sui social media

Ciò che ha davvero alimentato la diffusione della fake news è stato il passaggio dal contesto locale al web globale. Uno screenshot del post di Erika Lee è stato condiviso su X (ex Twitter) il 5 settembre da un utente di destra, con un discreto seguito. Questo ha scatenato una valanga di reazioni, commenti e ulteriori condivisioni. Il 21 agosto, un altro utente di destra ha pubblicato un video di un arresto, spacciato come prova che una donna avesse ucciso e mangiato un gatto.

Il video ha contribuito a una campagna d’odio contro la comunità haitiana di Springfield, già sotto pressione per via dell’alto numero di immigrati nella zona. Politici repubblicani come J.D. Vance, candidato alla vicepresidenza, hanno iniziato a citare Springfield come esempio negativo delle politiche migratorie democratiche, contribuendo alla diffusione di false informazioni.

Come la disinformazione ha raggiunto Trump

Il culmine della vicenda si è avuto quando l’ex presidente Donald Trump, durante un dibattito presidenziale, ha citato il caso di Springfield come esempio degli effetti negativi dell’immigrazione. Di fronte a un pubblico di 67 milioni di americani, Trump ha dichiarato: “Stanno mangiando i gatti e i cani degli abitanti”. Questa affermazione, priva di fondamento, ha portato la fake news a un livello mai visto prima, suscitando reazioni a livello nazionale.

Le autorità locali hanno cercato più volte di smentire queste accuse, ma ormai la notizia era diventata virale, trasformandosi in un esempio emblematico del potere della disinformazione nella politica moderna. Erika Lee, la fonte originaria della notizia, si è detta “scioccata” quando ha sentito Trump ripetere ciò che lei aveva postato in un gruppo Facebook privato.

L’effetto della disinformazione sulla comunità haitiana

La diffusione di queste accuse ha avuto un impatto significativo sulla comunità haitiana di Springfield, una cittadina del Midwest con circa 60 mila abitanti. Negli ultimi anni, Springfield ha visto l’arrivo di circa 15mila haitiani, attratti dalle opportunità economiche e dal basso costo della vita. Sebbene la loro presenza abbia contribuito a rivitalizzare l’economia locale, ha anche messo sotto pressione i servizi sociali.

L’arrivo degli immigrati haitiani ha sollevato preoccupazioni sulla sicurezza nella città, alimentate ulteriormente dalla disinformazione. Tuttavia, i dati reali non supportano queste paure: non c’è stato un aumento significativo dei crimini. Al contrario, l’aumento dell’immigrazione ha portato vantaggi economici, come l’aumento dei salari del 6% annuo, quasi il doppio della media nazionale.

Le implicazioni politiche della disinformazione

Le fake news non sono solo un problema di verità o falsità: hanno conseguenze reali sulle persone e sulle comunità. La comunità haitiana di Springfield si è trovata sotto un’enorme pressione mediatica, nonostante non ci fosse alcuna prova concreta a supporto delle accuse. Le voci hanno alimentato l’odio e la discriminazione, dimostrando come la disinformazione possa avere un impatto devastante sulla coesione sociale.

Politici come Trump hanno sfruttato queste voci per guadagnare consenso tra i loro elettori, utilizzando la disinformazione come strumento di manipolazione politica. Questo caso rappresenta un esempio lampante di come le fake news possano essere strumentalizzate per scopi politici.

La reazione delle autorità

Di fronte alla crescente diffusione di false informazioni, le autorità locali di Springfield hanno fatto di tutto per smentire le accuse e ripristinare la verità. Tuttavia, nel mondo della post-verità, una smentita ufficiale non è sempre sufficiente a fermare la diffusione di una storia virale.

Le forze dell’ordine hanno confermato che non ci sono state segnalazioni di gatti scomparsi né prove che confermassero i racconti condivisi sui social. Tuttavia, come spesso accade con le fake news, la narrazione falsa ha continuato a circolare, alimentando un clima di sfiducia e paura.

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