Il governo italiano ha annunciato un piano di vendita di circa il 14% delle azioni di Poste Italiane, con l’obiettivo di coinvolgere principalmente i risparmiatori residenti in Italia. Questa mossa mira a ridurre il debito pubblico del Paese di circa 2,3 miliardi di euro, con un’offerta pensata per incentivare la partecipazione dei cittadini e dei dipendenti del gruppo Poste.
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Offerta prioritaria ai risparmiatori italiani
Secondo il decreto ancora in attesa di pubblicazione, l’offerta sarà rivolta principalmente ai risparmiatori italiani, con un’attenzione particolare verso i dipendenti di Poste Italiane. Il governo intende favorire la partecipazione dei risparmiatori tramite incentivi come sconti sul prezzo delle azioni.
Questa strategia mira a rendere più accessibile l’acquisto delle azioni, rafforzando il legame tra l’azienda e la popolazione italiana.
Capitalizzazione e riduzione del debito pubblico
Poste Italiane, che ha una capitalizzazione di circa 16,2 miliardi di euro, rappresenta una delle più grandi società del Paese. Con la vendita di una quota del 14%, si prevede di ottenere circa 2,3 miliardi di euro, somma che sarà destinata alla riduzione del debito pubblico.
Nonostante questa cifra significativa, alcuni critici sostengono che i benefici a lungo termine, come i dividendi futuri, potrebbero essere superiori al vantaggio immediato della riduzione del debito.
Partecipazione istituzionale e fasi della vendita
La vendita delle azioni non si rivolgerà solo ai risparmiatori italiani, ma coinvolgerà anche investitori istituzionali italiani e stranieri. Il governo ha lasciato aperta la possibilità di effettuare la vendita in più fasi, con l’opzione di ricorrere a strategie come l’accelerated bookbuilding o la cessione in blocchi, con l’obiettivo di massimizzare i ritorni per lo Stato.
Questa flessibilità consente al Tesoro di adattare l’offerta alle condizioni di mercato, ottimizzando il valore della cessione.
Critiche e ridimensionamento dei piani di vendita
Il piano iniziale del governo prevedeva una riduzione più marcata della partecipazione statale in Poste Italiane, che avrebbe portato la quota pubblica complessiva al 35%. Tuttavia, critiche da parte delle opposizioni e dei sindacati hanno spinto l’esecutivo a ridimensionare le proprie ambizioni.
I sindacati temono che la vendita possa compromettere il ruolo di Poste come servizio pubblico essenziale, con un impatto negativo sulla rete capillare dell’azienda, soprattutto nelle zone montane e insulari.
Dividendi futuri e salvaguardia dei posti di lavoro
Una delle preoccupazioni principali dei critici riguarda i dividendi che Poste Italiane distribuisce regolarmente ai propri azionisti. Tra il 2024 e il 2028, l’azienda prevede di distribuire 6,5 miliardi di euro in dividendi, un aumento significativo rispetto ai 3,8 miliardi distribuiti nei cinque anni precedenti.
Per rassicurare i critici e le parti interessate, il governo ha specificato nel decreto che i posti di lavoro verranno salvaguardati. Inoltre, Poste continuerà a garantire una presenza capillare sul territorio, mantenendo il suo ruolo di servizio pubblico, in particolare nelle aree più remote del Paese.
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