In una sentenza storica, l’Alta Corte del Regno Unito ha stabilito che la stablecoin Tether (USDT) deve essere riconosciuta come proprietà ai sensi della legge inglese. Questo verdetto ha un impatto significativo sul mondo delle criptovalute, in quanto segna la prima volta che una stablecoin viene classificata come proprietà in un tribunale britannico.
Indice dei contenuti
Le implicazioni legali del riconoscimento di Tether come proprietà
Il riconoscimento di Tether (USDT) come proprietà legale conferisce alla stablecoin una serie di protezioni simili a quelle riservate a beni e asset tradizionali. In pratica, ciò significa che USDT può essere oggetto di contratti, sequestri e utilizzato come garanzia in contenziosi legali. Le implicazioni sono di vasta portata, poiché le transazioni con USDT ora possono essere trattate allo stesso modo di quelle che coinvolgono altri tipi di proprietà, come beni immobili o azioni.
Il diritto di proprietà stabilisce che, in caso di dispute legali, fallimenti o contenziosi contrattuali, i detentori di USDT possono fare valere i loro diritti, così come avviene per altri tipi di beni finanziari. Questo aspetto è cruciale in situazioni di bancarotta, poiché i creditori potrebbero avanzare richieste di recupero delle stablecoin come parte del processo di recupero crediti.
Il caso di frode che ha portato alla sentenza
Il contesto legale della sentenza riguarda una causa intentata da Fabrizio D’Aloia, una vittima di frode, il cui portafoglio di criptovalute, inclusi 400.000 USDT, era stato rubato e successivamente riciclato attraverso vari exchange e crypto mixer. Un crypto mixer è un servizio che combina criptovalute da diverse fonti per nasconderne l’origine, rendendo difficile tracciare il flusso di denaro. Nonostante i tentativi di D’Aloia di recuperare i fondi, il giudice non è stato in grado di provare che l’exchange tailandese BitKub fosse il responsabile della frode, a causa della natura offuscante delle transazioni messe in atto dal mixer.
Il giudice Richard Farnhill, nel suo verdetto del 12 settembre, ha confermato che Tether attrae diritti di proprietà secondo il diritto inglese. Ha dichiarato che USDT è una forma distinta di proprietà non basata su un diritto legale sottostante, ma comunque soggetta a richieste di tracciamento e fiducia, simili ad altri beni finanziari.
L’evoluzione del riconoscimento delle criptovalute come proprietà
La decisione del giudice Farnhill segue una precedente sentenza del 2019 della stessa corte, che aveva suggerito la possibilità di classificare le criptovalute come proprietà legali. Tuttavia, in quel caso, non si era giunti a una decisione definitiva. La sentenza del 2024, invece, ha aperto nuove strade, soprattutto in seguito al rapporto pubblicato nel 2023 dalla Commissione giuridica dell’Inghilterra e del Galles, che aveva proposto di considerare i beni digitali come proprietà.
Con questa sentenza, si chiariscono definitivamente i dubbi sulla natura giuridica delle criptovalute nel Regno Unito. In particolare, la classificazione di USDT come proprietà stabilisce una base legale solida per il trattamento delle criptovalute all’interno dei tribunali britannici, il che potrebbe avere ripercussioni significative anche in altri sistemi giuridici a livello internazionale.
Protezione legale per i detentori di USDT
Una delle conseguenze più rilevanti di questa decisione è che i detentori di USDT possono ora beneficiare di protezioni legali simili a quelle riservate a chi possiede beni tradizionali. Questo si traduce in una maggiore sicurezza per gli investitori, poiché in caso di frode o bancarotta, avranno diritti di recupero sui loro fondi. I creditori, in particolare, potranno reclamare le stablecoin come parte di un processo di recupero crediti, aumentando così la trasparenza e la sicurezza del mercato delle criptovalute.
La nuova legge del Regno Unito sugli asset digitali
La decisione dell’Alta Corte arriva in un momento cruciale, in cui il governo britannico ha recentemente introdotto un disegno di legge volto a chiarire lo status giuridico degli asset digitali, comprese le criptovalute, i token non fungibili (NFT) e i crediti di carbonio. Il Regno Unito ha adottato un approccio proattivo, stabilendo un quadro normativo per regolare questi beni emergenti, offrendo così maggiore chiarezza legale agli investitori e alle aziende che operano nel settore.
L’importanza della regolamentazione delle criptovalute
L’Autorità di Condotta Finanziaria (FCA) del Regno Unito ha assunto un ruolo di primo piano nella regolamentazione delle criptovalute, imponendo norme severe per prevenire il riciclaggio di denaro e proteggere i consumatori. Le società che operano nel settore delle criptovalute sono ora obbligate a registrarsi presso la FCA e a garantire che i loro materiali di marketing siano conformi agli standard previsti. Chi non rispetta queste normative rischia sanzioni penali, inclusi multe illimitate e fino a due anni di reclusione.
Come si stanno adattando le grandi piattaforme di criptovalute
In risposta a queste nuove normative, i principali exchange di criptovalute come Coinbase, Revolut e Binance hanno già iniziato ad adeguare le loro piattaforme mobili e web per essere conformi alle nuove regolamentazioni britanniche. Ciò include la necessità di fornire ai clienti informazioni chiare sui rischi associati all’investimento in criptovalute, oltre a garantire che le loro operazioni siano completamente trasparenti e tracciabili.
Leggi anche: Riforma pensioni 2024: lavorare fino a 70 anni nel pubblico impiego